L'affidamento familiare è una risposta
possibile e conserva tutte le sue valenze educative se rispetta la "vulnerabilità" del piccolo (non è persona sempre uguale a se stessa, è mutevole e flessibile) e gli permette di non perdere quel contatto con i genitori naturali indispensabile per la sua sicurezza interiore (le radici non vanno mai tagliate perchè fanno parte dell'identità personale).
La famiglia affidataria deve aprirsi e prepararsi non solo ad accogliere un bambino, ma a tenere conto della sua realtà familiare d'origine.
L'affido è una risposta gratuita che contiene in sè la sfida e la provocazione ad aprirsi allo scambio, alla solidarietà, al dialogo tra famiglie.
L'affido non è una risposta tecnica, di sistemazione di un bambino.
Gli interventi a favore della persona, sebbene necessitino di una concretezza fattiva, non possono mai limitarsi a questo, ma richiedono quel "qualcosa in più" di motivazionale e volontario che garantisce la positività del risultato.
La consapevolezza da raggiungere è quella che la cura dei bisogni degli altri non può essere delegata a strutture e istituzioni, ma è affidata a ciascuno di noi.
La cultura della solidarietà poi non può essere patrimonio di pochi singoli sensibili, ma deve diventare patrimonio della famiglia che, uscendo dal suo "privato" e riscoprendo la sua valenza di sicurezza affettiva, sa essere riferimento e appoggio per altri e diventa famiglia solidale.
In questo percorso di apertura non bisogna cadere nel rischio possibile di ritenersi "onnipotenti", capaci di affrontare ogni situazione, di avere soluzione per ogni caso, di essere la famiglia "salvezza" che il minore aspettava.
Chi ha la giusta motivazione di base sa che si dà una risposta a chi ha un bisogno, ma non si è "mai" la risposta.
La possibilità di essere solidali è connaturale alla famiglia, ma non è scontato che la si renda attiva. In qualche modo va appresa, è frutto di un'educazione ricevuta, di ambienti formativi frequentati, scuola, chiesa, gruppi.
La solidarietà è un atteggiamento dello spirito che muove all'apertura, all'accoglienza, alla disponibilità, alla generosità.
La solidarietà si impara in famiglia e la famiglia che diventa solidale non è mai una famiglia "sola", ma sempre una famiglia "insieme" perchè trova sul suo cammino famiglie bisognose del suo appoggio e famiglie capaci di appoggio.
Si crea così un sistema di collaborazione reciproca e di condivisione di forze tale da permettere alla struttura di reggere grazie ad una mutualità in cui non si distingue più "chi aiuta chi", in cui non c'è più differenza tra l'aiutante e l'aiutato (Silvia).