Davide e Enza

Tutto è iniziato quando una coppia di nostri cari amici ci ha chiesto se volevamo partecipare ad un incontro per famiglie sul tema dell'affido: secondo loro potevamo essere una famiglia con delle grandi potenzialità!!!  

Non avevamo ben capito cosa potesse significare, ma siamo andati sereni e con tanta curiosità. Ricordiamo benissimo quel pomeriggio a Torino, in una semplice parrocchia con tante famiglie che ci hanno accolto come se ci conoscessero da tempo. Questo ci ha stupiti, ma soprattutto ci ha fatti stare bene. Sono bastati questi gesti che ci hanno fatto capire subito che cosa volesse dire accoglienza, quindi "affido".

Quando ci hanno chiesto il motivo per cui eravamo lì, abbiamo risposto che eravamo così innamorati (forse perchè eravamo sposati solo da pochi anni!), che tutto questo amore era da condividere con qualcuno............... persino noi ci siamo stupiti di questa nostra risposta, ma è la stessa che diamo ancora oggi, quando andiamo all'incontro con i vari gruppi o con i servizi sociali.

Per i primi sette anni non abbiamo accolto nessun bambino, o meglio, venivamo chiamati per "un caso" (come lo chiamano i servizi sociali), ma all'ultimo momento il progetto per quel bambino cambiava e quindi nella nostra casa non arrivava mai. Allora ci siamo detti che questo grande desiderio di accoglienza forse non era un progetto per noi, forse il buon Dio non aveva in mente questo per noi, e così non abbiamo più sperato, ma abbiamo continuato a seguire il gruppo mensilmente a Torino facendo tesoro delle esperienze altrui.

Come sempre accade quando ci si mette l'anima in pace, arrivò una richiesta di accoglienza: una bambina di soli 17 mesi aveva bisogno di una famiglia, una bambina aveva bisogno di essere amata, ma amata senza condizioni............... amata gratuitamente! Da quel giorno di novembre dell'anno 2009 non ci siamo più fermati!!!!

Solo con l'esperienza dell'affido abbiamo capito cosa vuol dire veramente amare. Sono stati questi bambini ad insegnarcelo. Pensavamo che bastesse lavarli, dar loro del cibo e qualche abbraccio per farli sentire bene, ma non era solo quello che volevano.

Volevamo anche sentirci importanti, perchè magari se la gente vedeva quello che facevamo poteva avere voglia di accogliere e aiutare quei bambini.

Quei bambini ci hanno insegnato che prima di tutto c'era comunque la loro famiglia d'origine, buona o cattiva, c'era, e dovevamo rispettarla!!!!

Non avevano bisogno di giochi o vestiti, perchè ne avevano tanti, ma avevano bisogno di essere amati per quello che erano. Ci hanno insegnato ad amare senza condizioni, senza giudicare la loro mamma o il loro papà, ci hanno insegnato che bisogna far vedere loro che esiste un'altra realtà. Una realtà non solo di violenza (che purtroppo era quella che conoscevano), ma una realtà dove ci sono famiglie con una mamma e un papà che si occupano di loro, preparano il pranzo, cambiano il pannolino, giocano con loro e anche sanno rimproverarli al momento giusto.

L'esperienza maturata in questi anni ci ha fortemente convinti, nonostante le difficoltà incontrate a livello burocratico amministrativo, del profondo significato di amore e gratuità che la disponibilità deve avere. Grazie anche al fatto che in ogni accoglienza abbiamo sempre cercato di tenere forti e saldi i valori dell'esperienza cristiana da noi vissuta. Grazie di tutto................